Perché Jean-Luc Godard è stato così importante?

Perché s’è parlato così tanto di questo regista, poco tempo fa, in occasione della sua morte? Perché è così importante nonostante i suoi film più famosi si contino sulle dita di una mano?
Forse perché Godard è stato l’ultimo grande innovatore, quello che rompe il Giocattolo-Cinema? Che cosa significa questa frase?
Detto in poche parole (ci provo) il cinema (Metz docet) è basato su un non-detto tra chi guarda (lo spettatore) e chi è guardato (l’attore). Quando andiamo al cinema facciamo finta di non sapere che chi recita sta, appunto, recitando, mentre l’attore sullo schermo (e mentre recita) fa finta che nessuno lo stia guardando: recita, appunto “come fosse tutto vero”. Diciamo allora che Godard ‘rompe’ questo patto sia in modo esplicito (non di rado nei suoi film gli attori si rivolgono direttamente al pubblico, magari chiedendo di “prendere posto nelle file in fondo” oppure invitandolo ad “andare a quel paese”, come fa Belmondo nel folgorante inizio di À bout de souffle-All’Ultimo Respiro), sia intervenendo sul montaggio, ad esempio disturbando la fluidità della normale sequenza di immagini attraverso tagli repentini e improvvisi, come il trattamento che riserva alla bella testa di Jean Seberg mentre guida, sempre in À bout de souffle. Sguardo in macchina, discontinuità di montaggio, raccordi sull’asse invertiti ecc. sono oggi patrimonio comune, tutti i nuovi registi ne fanno sfoggio ma Godard è stato il primo, quello che l’ha fatto con maggior consapevolezza teorica. Anche Ollio guarda il pubblico quando Stanlio ne fa una delle sue, ma non c’è dietro quella riflessione teoretica tipica di chi è cosciente del mezzo.
Il primo in verità – tralascio l’antichità, non è il mio ambito – è stato il teatro elisabettiano (cinque secoli fa!): anche in questo caso i personaggi spesso si rivolgevano al pubblico nel bel mezzo di una scena ma con Godard non è teatro ma Cinema puro a 360 gradi, con consapevolezza tecnica e espressiva del mezzo, data soprattutto dal Montaggio, il Principe di questa costruzione meravigliosa che chiamiamo Cinema… Kubrick, leggiamo nell’innarrivabile libro di Ciment, disse che il cinema, alla fine, “è solo una questione di luce e montaggio”…
Forse solo Lynch, circa vent’anni dopo, aggiungerà qualcosa, ma per questo andatevi a rivedere i primi cinque minuti di Velluto Blu, si trovano anche in rete…
Chissà se sono stato chiaro…

  • Questo sito contiene cookies per migliorare l'esperienza di navigazione. leggi l'informativa estesa

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi